90 volte Lidia

Franca Di Muzio
8 min readSep 17, 2017

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Candeline ostinate!

Lidia Lidiuccia, piccoletta di un anno con una cuffia gigante sulla capoccetta, Lidia in braccio al suo papà nella foto alla villa comunale, quel papà che la chiamava a gran voce storpiandole quel nome così antico ed elegante… Litiooo!

Lidia bimbetta con la frangetta e le treccine scure, incollata alle gonne della sorella Antonietta, che le insegna a tagliare e a cucire, la fatica del lavoro domestico e minorile, che negli anni Trenta, Quaranta era semplicemente lavoro e basta, per sfamare una famiglia di sette persone

Lidia che va a scuola e non le piace la matematica, Lidia che scappa dalle mani lunghe di un maestro pedofilo, Lidia inseguita nelle cucine del convitto da un ragazzo che vuole un bacio, Lidia la cocca della maestra sua

Lidia che le piace studiare, le piace leggere ma prende la licenza elementare e basta, perché non ci sono soldi per continuare; Lidia che continua a leggere, che leggerà tutta la vita

Lidia che vede una sorella morire a neanche vent’anni di tifo, lasciandole un neonato, un bambino a cui fabbricare zoccoli di legno e panno militare per l’inverno, negli anni della guerra

Lidia che si sveglia di botto la notte al rombo delle sirene e corre, corre nel rifugio antiaereo a passarci la notte tra sospiri, racconti e avemarie

Lidia che apre la porta al soldato tedesco che viene a farsi accomodare la camicia dalla sorella sarta, un tedesco buono e gentile, per lui la camicia è solo un pretesto per respirare un po’ di quiete del focolare

Lidia che battezza uno per uno i pulcini nati dalla gallina che tengono dentro casa: Pilonetto, Cotoncina…; Lidia chioccia, che se li lascia salire sulle braccia e sul collo e trattiene il fiato e il solletico, gustandosi il loro piumoso calore

Lidia che d’estate va con sua sorella a trovare il nonno che sta a Villa Obletter; Lidia che cammina, cammina per quattro ore nelle campagne teatine, pare che non si arriva mai, ma quant’è bello il paesaggio!, e magari se sono fortunate capita pure un contadino col carro che gli dà un passaggio

Lidia che sin da piccola va a catechismo da “Cocciasecca” e si fa tutta la santa trafila nell’Azione Cattolica

Lidia che va a trovare la modista, non per farsi fare dei cappelli che non può pagare, ma perché la moda le piace, perché ha un buon gusto innato

Lidia che piange il fratello disperso e poi morto in Germania, chissà dove l’hanno sepolto

Lidia giovane donna appetitosa, Lidia prizzicchella, precuchella lusingata e corteggiata dal maestro di scherma

Lidia che si fidanza con uno bello, bello e traditore che mette incinta un’altra; Lidia che gli regala un anello dicendogli: Questo è per il bambino

Lidia che non ne vuole sapere di uomini per un bel po’

Lidia che vede le cugine fidanzarsi e sposarsi una dopo l’altra; Lidia a trent’anni che “ormai, questa non si sposa più”

Lidia che fa giocare i nipotini

Lidia che legge romanzi d’amore e guarda film con Gregory Peck, Rossano Brazzi

Lidia corteggiata dal fratello del cognato, stavolta pare diverso, facciamo una prova

Lidia che si fidanza in casa con Dionino davanti a una frittata di bucce di piselli

Lidia che sceglie la stoffa per il suo vestito bianco: raso operato con disegni di foglie d’edera; Lidia che vuole un vestito corto, perché nel 1960 è alla moda così e perché ha delle belle caviglie da mettere in mostra sui tacchi alti

Lidia che si sposa a settembre, il giorno prima del suo 33esimo compleanno

Lidia che fa il viaggio di nozze a Venezia: piove sempre, piove tutti i giorni, ma l’ultimo giorno esce un bel sole con l’arcobaleno

Lidia moglie che si trasferisce a Carbonara, appresso al lavoro del marito; Lidia che resta incinta e partorisce una neonata troppo prematura, battezzata Lucrezia dall’infermiera

Lidia che torna a Chieti e resta incinta un’altra volta, ma anche stavolta qualcosa va storto e suo figlio Giulio viene rovinato per sempre da un maledetto forcipe

Lidia e Dionino che se lo tengono e lo curano a casa, che si fanno convincere a metterlo in istituto a Civitavecchia, per poi tornare a prenderselo di corsa dopo pochi giorni, l’angelo della casa

Lidia che parla con la cognata e la sorella davanti casa, vestaglietta a fiori, sugo sui fornelli e marito che fa i turni notturni al lavoro

Lidia che dà ripetizioni di italiano, storia e geografia al nipote

Lidia che una mattina si sente fare gli auguri per il lieto evento, e scopre grazie all’occhio lungo di un prete di essere incinta già di quattro mesi

Lidia che a 41 anni mi dà alla luce, ma che fino al mio quarto giorno di vita non riesce a vedermi e a prendermi in braccio perché un’infermiera stronza glie lo impedisce, con la scusa del cesareo

Lidia che dopo pochi mesi seppellisce suo figlio, Lidia che conserva il suo cappellino di lana chiuso in un cassetto

Lidia che si trasferisce, suo malgrado, a Pescara, a San Donato nei primi anni settanta: oddio, poverina!, llà mmezz ‘a li zingari e ai delinquenti!

Lidia che mi nutre con l’Ovomaltina a colazione, Lidia che mi prepara lo sformato di patate, le crocchette di patate, le scaloppine, i carciofi indorati

Lidia che mi strilla, strilla dal balcone se sto troppo tempo fuori a giocare con Gabriella

Lidia che litiga con Dionino ma fa finta di no: Stiamo discutendo…

Lidia che va ai matrimoni dei nipoti, che fa auguri e regali, che compra i vestiti a rate alla boutique di fronte casa, che li indossa insieme a collane di corallo e foulard

Lidia che va a parlare con la mia maestra, Lidia che fa la rappresentante di classe dei genitori, Lidia che ci accompagna alle gite a Roma, a Pompei, a Frasassi

Lidia che mi spalma il Vicks Vaporub sul petto quando ho il raffreddore, Lidia che mi dà la Citrosodina quando mi viene da vomitare, Lidia che mi misura la febbre, Lidia che non mi fa operare le tonsille quando tutti gli altri bambini se le fanno togliere

Lidia che mi porta dal dentista, in piscina, a danza e a pianoforte; Lidia che se un vestito mi piace, lei compra la stoffa e me lo rifà uguale, anzi più bello

Lidia che non mi capisce, che mi sgrida, Lidia che litiga con me adolescente, Lidia che ha paura che mi succeda qualcosa di brutto

Lidia che spegne il fuoco con le mani quando la tenda del salotto si accende di botto per colpa di un lumino, nel giorno dei morti

Lidia che va a messa ogni santa domenica e che mi guarda storto quando sbuffo mentre lei prega rosari interminabili, inginocchiata sulla panca di legno massiccio

Lidia sarta domestica dall’occhio clinico, Lidia che i vestiti che mi compro da sola sono sempre troppo corti, troppo stretti, fatti male: gli orli storti, le cuciture imprecise

Lidia che arrotonda lo stipendio di Dionino facendo asole perfette, rammendi invisibili e ricami coprimacchie sui capi in seta della boutique di fronte casa

Lidia che mette da parte rocchetti di filo, elastici, passamanerie, gros grain, sbieghini, nastri, bottoni, stoffe, vestiti; Lidia che non butta mai niente, che potrebbe sempre servire… per i tempi di magra!

Lidia che compra capi pregiati per il mio corredo ornato di pizzi e ricami: sfilato siciliano, chiacchierino, punto croce, lino e misto lino, cotone ritorto

Lidia che Dionino guarda rapito, innamorato in ogni santa foto dove sono insieme, marito invidiato dai colleghi, Caspita che moglie che tieni, però!

Lidia che aspetta la telefonata di Dionino la sera, Lidia che salta su dal letto dove sta facendo ginnastica insieme a me: che fosse poco poco gelosa, adesso che lui è lontano su, ad Acqui Terme?

Lidia che quando Dionino va in pensione e rifiorisce in campagna si lascia andare alla depressione e al cibo, Lidia che ingrassa e si trascura, Lidia che si lascia vivere

Lidia che prova le diete ma ha sempre fame, Lidia che va dall’omeopata tedesco e perde 10 chili in un mese

Lidia “ziotta”, coccolata dalle nipoti

Lidia che mi lascia studiare, viaggiare, sbagliare, vivere

Lidia che ama l’Italia e gli italiani, Lidia che ogni volta che vede un povero gli dà qualcosa, Lidia che una volta al mese accoglie e sfama un extracomunitario, lui la chiama “mamà-mamà”

Lidia appassionata di alta moda e sartoria, Lidia che dà il giusto nome ai colori, alle stoffe e ai filati: rasatello, voile, lana cotta, lana e seta, linone, mohair, giallo uovo, rosso rubino, senape, carta da zucchero, polvere, porpora, blu petrolio, verde mare

Lidia che per le vicine c’è sempre, Lidia che fa da mamma alle figlie delle vicine, si scambiano sempre mamme e figlie, in un palazzo popolare

Lidia che non spettegola, mai; Lidia che custodisce segreti altrui, Lidia di cui ci si fida

Lidia orgogliosa della figlia laureata e lavoratrice, Lidia che Ma tua figlia che lavoro fa? La Scrittrice!

Lidia che, dalle corda e ti fa salotto, Lidia chiacchierina, Lidia tornata ragazza con le sue cugine e le cognate

Lidia sbaciucchiona, Cium Cium!, Lidia che si ritrova una persona nuova in casa, e si conoscono e crescono e rifioriscono, insieme

Lidia che festeggia il 50esimo anniversario di matrimonio, nella buona e nella cattiva sorte con Dionino che si ammala piano e poi sempre più forte; Lidia che lo sopporta 24 ore su 24 con l’Alzheimer, Lidia che se lo coccola, lo asseconda e lo soffre, Lidia che non vuole vederlo andare via

Lidia operata milioni di volte, ogni volta tranquilla, ogni volta fiduciosa, serena, Lidia che l’ultima volta che la operano è come se stessero tagliando la mia, di carne

Lidia che fa fisioterapia, Lidia che fa visite su visite medicolegali, Lidia ma possibile che ci vogliano cinque anni e tre ricorsi per avere l’accompagnamento? Lidia troppo lucida, che risponde troppo a tono alle domande, Lidia che non è abbastanza malconcia e svanita, Lidia troppo, troppo…!

Lidia, sempre un sorriso per tutti

Lidia beniamina dell’istituto, Lidia contesa da infermiere, inservienti e pazienti: amore tesoro stella bellissima dolce gioia mia, oh che gelosia!

Lidia che con la sua quinta elementare fa i cruciverba di Bartezzaghi sulla Settimana Enigmistica, Lidia che indovina aggettivi dal suono arcaico e potente: “veemente”, “impetuoso”, “altolocato”

Lidia vanesia, che si mette il rossetto preciso al millimetro su quella bocca da baciare e si spettina ad arte la sua frangetta, Lidia che si guarda allo specchio e dice oddio quante rughe che ho

Lidia che le parole gli abbracci e i baci che non ci siamo scambiate per una vita, ce li stiamo dando adesso, Lidia che ci stiamo conoscendo adesso

Il piacere di conoscersi

Lidia che mi dice Io non servo a niente, io sono una cosa inutile, ma quanto ancora devo campare?, Lidia: non dire cazzate!

Lidia, come faccio a condensare 90 anni di vita in poche pagine?

Lidia la mia piccola, piccolina, picciola; la mia ciccia, ciccina, cicciola; cicciolotta, scamorzina, mozzarellina, ricottina, paperottola, zampettina, polpettina, pallina, pallottola; Lidia la mia cìtila… Lidia la mia Mamma.

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Franca Di Muzio

copywriter, ufficio stampa, giornalista, scrittrice... di mare