C’è… o non c’è.

Franca Di Muzio
5 min readNov 25, 2022

Minima scholaria in anno di prova #1

Il dono della sintesi

In classe, come in amore, ti giochi tutto nei primi minuti di conoscenza. Interesse, attrazione, armonia, affiatamento, sintonia, si stabiliscono o meno nelle prime battute che ci si scambia. Un miracolo che, o c’è… o non c’è.

Certo, negli incontri a venire sarà ancora possibile correggere il tiro e modificare in positivo quell’impressione; ma sarà decisamente più difficile.

Perciò, quando una collega con sorriso ilare mi informa di avere una brutta notizia per me, accolgo l’incarico di una supplenza last minute in una nuova classe alla penultima ora con l’entusiasmo di un maratoneta che, arrivato finalmente a tagliare il traguardo, si sente dire di rifare gli ultimi dieci chilometri.

Come docente a tempo indeterminato e di ruolo, ma ancora in anno di prova, devo saper far fronte con disinvoltura a questi imprevisti. Varco dunque la soglia della IIIB con spirito altalenante, ma non posso darlo a vedere: mi mangerebbero viva. I ragazzi come gli animali ti sentono, intuiscono subito chi sei, come stai, fin dove puoi — e possono — arrivare.

Nel mare di facce sconosciute, individuo subito quelle di tre intrusi — ragazzi di una classe che conosco, e che accettano tutto sommato di buon grado di tornare nella propria, previo un ultimo scambio di baci tra fidanzatini, la restituzione di un paio di stampelle goliardamente sottratte a un compagno azzoppato, cazzotti affettuosi sulle spalle imbottite del più muscoloso degli intrusi. Ed è proprio a lui che uno degli studenti per me “nuovi” chiede:

- Oh, tu che la conosci… ma com’è ‘sta prof? (intendendo me)

Ma lui è già oltre la soglia, non ha sentito.

- Marco!, lo richiamo (ricordare il suo nome, ricordare i nomi di tutti i tuoi studenti è un vantaggio non da poco)

- Dica, professorè.

- Il tuo amico, qui, vuole una tua recensione su di me. Allora, che gli dici?

Ammicca e grida:

- La prof spacca!

- Bravo. Risposta esatta! - ribatto, chiudendo la porta su un coro di risate. Torno davanti alla cattedra e mi giro a guardarli. Questo volatile, prezioso istante in cui sono tutti più o meno seduti, più o meno in attesa: è adesso — recensione da ProfAdvisor a parte — che mi gioco tutto.

Non ci siamo mai visti prima, perciò mi presento. Dico loro il mio nome e le mie specializzazioni, ma loro a sentire Sostegno e Inglese non mostrano grande interesse. Il rischio di trascorrere i prossimi cinquanta minuti a fare il domatore di leoni (arginando slalom tra i banchi, conversazioni a voce altissima, furti di cellulari, giocate a carte e chissà cos’altro) diventa di secondo in secondo più alto.

- Però, ragazzi, che entusiasmo! Stavo giusto per offrirvi il mio aiuto, ma se siete a posto così, allora vuol dire che avete di meglio da fare… o no?

- Eh prof, veramente c’avremmo da fare! Italiano! Il tema! Cioè, i temi! Il testo argomentativo! Il testo espositivo! Non ci sto a capire niente! Io non ci riesco, a finirlo! Io non ho nemmeno iniziato! Io non so che dire! Io ho copiato tutto su Google! Io, che menefregammè, tanto…!

Vien fuori che buona parte di loro si è arenata a metà del tema di italiano — anzi, sui temi.

- Fatemi vedere un po’… — Inizio a gironzolare tra banchi istoriati di cicche e facce scettiche, gli sguardi che corrono dai fogli delle brutte copie alla mia persona — questa qua è nuova, ci si potrà fidare?

- Ma tutti in stampatello scrivete, ragazzi?

- Io, per forza… per me è più facile così, prof — interviene Abdul, autore del miglior copiato da Google della classe.

-’sto marocchino!, lo apostrofa un compagno.

-Io almeno parlo due lingue, e tu?, ribatte l’altro.

Risate.

- Ragazzi, ma perché copiate tutto, copiate tutti? Non avete niente di vostro da dire sull’ambiente? Non vi interessa l’argomento?

-Prof, a noi con Greta Thunberg ci hanno abbottato le…! Io non la sopporto! Sempre le stesse cose! Ancora Greta, ufffffff!

Nuovi idoli (forse)

- Ho capito, ho capito. Sennò, che alternativa di tema avevate?

Parla di un episodio di violenza tra minori, anche ispirandoti alle tue esperienze. Hmmmm, interessante.

- Allora, mi dite chi ha scelto il secondo tema? — Due paia di mani su venti si alzano.

- Oh, complimenti ai coraggiosi! E voialtri con Greta, pensateci… fate ancora in tempo a cambiare tema, abbiamo una quarantina di minuti buoni, se volete vi do’ una mano.

- Prof, ce lo scrive lei il tema?

- Nahhhh, io sono anziana. Voi dovete scrivere, voi dovete dire la vostra!

Riprendo a gironzolare, e mi fermo davanti a quello che prima aveva detto:

- Io, che menefregammè, tanto…!

- Come ti chiami?

- Andrea.

Occhi nerissimi affondati in occhiaie insonni, stazza da pugile, look da neomelodico, sorriso sincero.

- Che hai scritto finora, Andrea?

Mi allunga un foglio protocollo su cui campeggia un mezzo paragrafo stentato. In mezzo a vari scarabocchi decifro, in maiuscoletto: Greta Thunberg è un’attivista svizzera che sensibilizza le giovani generazioni, e i potenti della Terra, a… a.

- Svedese, non svizzera. Se devi copiare, almeno copia bene!

Scuote la testa, cancella, riscrive, ridiamo.

- Ma il secondo tema, invece? Non hai pensato a fare quello?

- Seeeeeh, professorè!

- E perché? Non mi dire che non hai mai assistito a una rissa fuori da un locale. Non ci credo.

Mi guarda come se fossi pazza.

- Davvero dico, Andrè. Tu devi scrivere di cose che conosci. Lascia perdere Greta Thunberg, è chiaro che di lei non te ne importa niente.

- Ma allora che racconto, professorè?

- Racconti quello che hai visto. Se non vuoi dire che è successo a te, puoi sempre dire che è successo a un tuo amico. Oppure… non deve mica essere successo per forza.

- Cioè?

- Cioè, puoi anche inventare. Inventa, immagina. Vero o non vero, hai totale libertà. L’importante è che non esci fuori tema, e che scrivi!

Una luce comincia a balenargli negli occhi prima spenti. Vai Franca, insisti, ce la puoi fare! Ce la può fare.

- Ma prof, non so come iniziare.

- E che ci vuole? Fai una breve introduzione, parlando di violenza minorile in generale… ma giusto una frase o due, tipo… che so, che di violenza tra minorenni se ne sente parlare da tanto e il fenomeno non è affatto in diminuzione… e mica solo nelle grandi città! Tu dove abiti, Andrea?

- A Popoli.

- Eh, appunto: non mi dire che a Popoli non è mai successo qualche fatto del genere!

- Ahhhhhh, eccerto professorè, tipo la rissa che abbiamo fatto coi rom la settimana scorsa!

I suoi compagni si danno di gomito, ridono.

- Che vi ridete, oh? Questa è esperienza, vita vissuta che diventa racconto. Non fiction!, tecnicamente si chiama così…

- EH???, sento un coro incuriosito. Cioè??

- Non-finzione. Realtà! Andrea, nel suo bellissimo tema, ci racconterà la sua esperienza reale; o quella di qualcun altro, insomma Andrea, ci siamo capiti?!?

Andrea non ci sente proprio. Immerso nei suoi rissosi ricordi, sta scrivendo a tutto vapore sul foglio protocollo piegato a metà; niente brutta copia.

A vederlo così mi si gonfia qualcosa dentro il petto. Mi sento come se avessi vinto un campionato, una maratona, sento che ha un senso il mio stare qui, anche per un’ora inaspettata di supplenza, perché quella luce negli occhi e quella foga nello scrivere, prima, non c’erano.

Durerà ancora, e per quanto, chi lo sa: ma adesso, c’è.

C’è… o non c’è.

Neomelodie adolescenziali

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Franca Di Muzio

copywriter, ufficio stampa, giornalista, scrittrice... di mare