Piccola favola gialla
(una storia vera)
Sabato mattina. Ti alzi con comodo, le membra un po’ indolenzite: ci sta, dopo aver trascorso una lunga notte tanguera in milonga. Sui tavolini a bordo pista occhieggiava già qualche mimosa, provvido regalo di uomini un po’ ansiosi di portarsi avanti per i festeggiamenti dell’8 marzo. Fiori, fiori, fiori, non fiori ma opere di bene, ti verrebbe da dire, ma in realtà una mimosa, al limite una fresia, piacerebbe anche a te.
Adesso che sei sveglia, puoi rispondere al Grande Interrogativo di oggi: cosa farai per “festeggiare” la Giornata Internazionale della Donna — e quindi, anche la tua?
Deciso Franca, si va al cimitero.
Da quando i tuoi non ci sono più, ogni 8 marzo le mimose gliele porti sulla tomba, perché loro non te le hanno mai fatte mancare, e perché ti mancano, e perché tanto, tu cosa cavolo hai da fare oggi? Andare a vedere un’esibizione dei California Dream Men? Nah, molto meglio quella della coppia di maestri argentini di ieri sera, così sensuali e acrobatici allo stesso tempo!
Lungo la Statale Adriatica il traffico è già alquanto sostenuto; autovelox, semafori e strisce pedonali disciplinano la vostra fretta di automobilisti diretti chissà dove, basta che si arrivi presto, che si sbrighi ciò che c’è da sbrigare in questo sabato mattina che sembra un giorno feriale qualunque, con le persone che arrancano cariche di spesa, di buste, di trolley… ‘spetta un attimo, e quello chi è? Quel signore alto col cappello, il soprabito e il trolley giallo? Andando a trenta all’ora con la tua Tina, fai in tempo a guardarlo bene, mentre percorre lento il marciapiede diretto, anche lui, chissà dove.
Strano, vedere qualcuno vestito di giallo e con un trolley giallo; strano ma vero. Che tipo!, sorridi, ma non fai in tempo a dargli un’altra occhiata: il semaforo è diventato verde, cogli l’attimo e fila via, ché i tuoi aspettano le mimose.
Dal fioraio ne trovi un unico, lungo ramo superstite alle incursioni della clientela: ma uno soltanto è troppo poco, troppo spoglio, così decidi di aggiungerci un bel mazzetto di fresie, i fiori preferiti di tua madre.
- Quali vuole?, chiede la commessa.
- Quelle gialle, rispondi; gialle per fare allegria, e pendant con la mimosa.
Ciao Mamma! Ciao Pà! Ciao Giulio! E ciao Lucrezia, ovunque tu sia — aggiungi, pensando alla tua sorellina dispersa. Eccomi qua, chi si rivede, chi non muore si rivede!
Adesso basta Franca con l’humor nero, piantala e mettiti al lavoro.
Cerchi di pulire alla bell’e meglio la tomba, raccontando ai tuoi le ultime novità — sapete?, forse un pochino di voce mi sta tornando; l’unica cosa, è che sembro Franco Califano — tanto intorno non c’è anima viva (ha!); ma poi, anche se qualcuno ti dovesse sentire, figuriamoci...
Sniffi ripetutamente il tuo dono: che profumo delizioso, fresie e mimose insieme!, ma al momento di metterle nel vaso, ti rendi conto che il mazzetto è troppo cicciotto.
E mo’?
Mo’ ti tieni qualche fresia per te; e buon 8 marzo, Franca.
Allora Ciao, indugi, guardandoti più volte indietro; chissà perché, non ti va di ripartire. Forse perché tanto, oggi, che hai da fare?
Ma certo che hai da fare, anche prima di rimettere in moto la Tina. Intanto, ricambia gli auguri ricevuti e fai qualche telefonata, perché anche gli affetti come i fiori vanno coltivati, innaffiati, sennò si seccano!
La Statale Adriatica è sempre più affollata di macchine, molto meno di pedoni. Anzi no, uno c’è: ancora lui, il signore in giallo!, incredibile ma vero.
Che ci fa ancora qua? E perché è vestito di giallo?
Come, perché: ma perché è l’8 marzo, “il giorno delle mimose”, volpe che non sei altro. Il suo è un gesto poetico, andare oggi in giro così, e tu che l’hai capito faresti bene a fermarti, a scendere dalla macchina e a fargli i complimenti; invece no, lo sorpassi, perché il semaforo è ridiventato verde e perché certe cose non si fanno, tu sei una donna adulta, non hai più tempo per le mattane, tornatene a casa a mettere i fiori nel vaso, sennò si seccano, su… eddai Franca torna indietro, tu con quel signore ci devi parlare!, devi scoprire chi è e che fa, ma ormai sei lontana dalla Statale, e lui sarà lontano, chissà dove, mannaggia!, ma dove cavolo sta la prossima rotatoria?, Ooooh!, e fai inversione e torni indietro decisa a fermarti, a inchiodare la Tina non appena lo vedi, perché? Perché sei matta, va bene? E perché pure lui è un matto e tra matti ci si intende, ma soprattutto perché gli vuoi regalare un fiore, ecco perché: perché allora quelle fresie in più che ti respirano sul cruscotto, che le hai prese a fare?
Vai piano, indifferente ai clacson, perlustrando con lo sguardo i marciapiedi, ma del signore in giallo non c’è più traccia, noooooo che peccato, nooooooo….
“Caro signore in giallo che camminavi stamattina lungo la Statale Adriatica tra Pescara e Francavilla, sappi che ti voglio bene e che volevo regalarti un fiore”, preghi in silenzio, sperando in un miracolo; ma niente, sparito: ormai l’hai perso. Non saprà mai niente, di te e dei tuoi stupidi femminili irragionevoli impulsi, e allora rassegnati e torna indietro, Franca; stavolta però, svolta sul lungomare, ché lì ci sono meno semafori e meno caos, solo fermate dell’autobus, fermate dell’autobus, fermate dell’autobus,
fer ma te del???
fer-ma-te dell’au-to-bus!!!, dove intravedi lui in attesa, incredibile ma vero, fermo ad aspettare, in una comoda piazzola dove puoi inchiodare la tua Tina e scendere e andargli incontro a dirgli cosa, che sei pazza? Ah, quello sicuro.
Gli ti pari davanti, e lui inizialmente ti guarda con diffidenza attraverso occhiali scuri, ma poi quando inizi a parlargli con la tua voce dal timbro califano si scioglie in un sorriso, e parlando parlando scopri che è il presidente di un’associazione per la promozione dell’arte femminile — ma guarda caso, su tante persone che potevi incontrare oggi, proprio l’8 marzo! — e quanto è bello parlare con gli sconosciuti a volte, seguire quella voce irragionevole che ti dice di farla una cosa, farla perché? Perché Sì, e non c’è ragione più bella, e mentre ti allontani per tornare in macchina senti la sua voce inseguirti:
Mi lasci così, adesso?
Un attimo, rispondi, allungando una mano verso il cruscotto e sfilando via una fresia superstite.
Volevo regalarti questa; fa pendant con il tuo completo!, gli dici porgendogliela, fiera di quest’ultimo tocco di giallo.
Non la vedo ma la sento, fa lui, inalandola. Sono cieco, aggiunge, allungandoti una carezza in faccia; non te n’eri accorta, ma sai che con le sue dita si è accorto del tuo sorriso.